L’AQUILA -Il giudice unico Marco Billi ha condannato a sei anni di reclusione ciascuno gli imputati della Commissione Grandi rischi, che hanno avuto anche l’interdizione dai pubblici uffici e l’obbligo del risarimento del danno, 6 milioni di euro, nei confronti dei familiari delle vittime (29 in tutto). La pena inflitta è supeeriore di due anni a quella chiesta dal pubblico ministero. Alla sentenza, pronunciata alle 17 in punto, era presente un folto pubblico tra cui i familiari degli imputati. Alla lettura del dispositivo da parte del giudice Billi gli imputati non hanno profferito parole. Soltanto più tardi si sono avuti i primi commenti.

DIFESA, SENTENZA SI RIPERCUOTE SULLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

“Questa sentenza avra’ grosse ripercussioni sull’apparato della pubblica amministrazione. Nessuno fara’ piu’ niente”. Lo ha detto l’avvocato Filippo Dinacci, legale di fiducia dell’ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra, Bernardo De Bernardinis, e del direttore del servizio sismico del dipartimento della Protezione civile, Mauro Dolce, commentando la sentenza di condanna per i propri assistiti.

Alla sbarra, con l’accusa di omicidio colposo,: Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile.

BOSCHI, ERO CONVINTO CHE MI AVREBBERO ASSOLTO

“Sono senza parole…Ero convinto che mi avrebbero assolto…”. Cosi’ il professor Enzo Boschi commenta all’AGI la sentenza che lo ha condannato a sei anni di reclusione con gli altri componenti della commissione Grandi rischi in carica nel 2009, che avrebbero rassicurato gli aquilani circa l’improbabilita’ di una forte scossa sismica che invece si verifico’ alle 3.32 del 6 aprile 2009. “Io non ho mai rassicurato alcuno in tal senso – ha detto Boschi – sfido chiunque a trovare anche un solo pezzo di carta con la mia firma che attesti quella presunta rassicurazione. Sappiamo che il patrimonio edilizio italiano fa schifo e che non c’e’ bisogno del terremoto per buttarlo giu’.


DE BERNARDINIS, INNOCENTE DAVANTI A DIO

“Mi ritengo innocente di fronte a Dio e agli uomini”. E’ stato questo il commento “a caldo” del professor Bernardo De Bernardinis, ex vicecapo della Protezione civile e attuale presidente dell’Ispra, sulla sentenza del tribunale dell’Aquila, che lo ha visto condannato a sei anni di reclusione. “La mia vita da domani cambiera’, ma se saranno dimostrate le mie responsabilita’ in tutti i gradi di giudizio – ha concluso – le accettero’ fino in fondo”. De Bernardinis e’ stato presente in tutte le udienze relative al filone d’inchiesta sui sette membri della Commissione Grandi Rischi.
“Il processo – ha aggiunto De Bernardinis – ha sviscerato molte cose che dovranno trovare conferma negli altri gradi di giudizio. Non c’erano le condizioni per fare scelte diverse, quelle erano le scelte che potevo fare. Io avrei voluto evitare non solo questi morti ma anche quelli in Piemonte e in Irpinia. Forse questo Paese deve cercare di concentrarsi di piu’ per capire quali sono i veri problemi di vulnerabilita’ e fragilita’”. Infine un accenno sui possibili cambiamenti di atteggiamento da parte degli esperti dopo la sentenza di condanna: “senz’altro cambia l’attitudine dell’assunzione delle responsabilita’. Io rispondo a procedure nazionali, come il pm risponde al codice penale”.

PEZZOPANE, I GIUDICI SONO STATI CORAGGIOSI

“Sentenza importante. I giudici sono stati coraggiosi. Finalmente abbiamo un po’ di giustizia”. Questa la dichiarazione dell’assessore alla Cultura Stefania Pezzopane dopo la sentenza del processo alla Commissione Grandi Rischi. “Nel mio libro “La politica con il cuore”, – ha proseguito l’assessore Pezzopane – che ho scritto nel 2009, avevo apertamente denunciato l’inganno e la superficialita’ dei quali si era resa coplevole la Commissione Grandi Rischi. Voglio ricordare che il Comune dell’Aquila si e’ costituito parte civile fin dal 2010 ed e’ l’unica istituzione ad aver preso questa iniziativa, nonostante i familiari delle vittime del sisma lo avessero chiesto anche a Regione e Provincia. Oggi piu’ che mai sento tutto il dolore per l’inganno che abbiamo subito. Queste persone erano venute all’Aquila con il proposito predeterminato di rassicurarci. Una vicenda terribile. – ha concluso l’assessore – In questa giornata storica per quello che rappresenta, sono vicina agli aquilani, traditi e umiliati ma non vinti”.

PM: VOLEVAMO VERITA’, NON COLPEVOLI

“Non ci sono commenti da fare se non quelli del giudice che ha letto la sentenza: tutto il filo conduttore del processo non era la ricerca di colpevoli, ma quella di capire i fatti, perche’ noi con il compianto procuratore capo, Alfredo Rossini, volevamo solo capire i fatti. L’Aquila ha consentito che si tenesse questo processo delicato e si arrivasse a sentenza”. Lo ha detto il pubblico ministero Fabio Picuti, commentando la sentenza di condanna a sei anni di reclusione del giudice unico del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, nei riguardi dei sette membri della Commissione Grandi Rischi.

L’accusa era rappresentata dai due PM Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, mentre gli avvocati difensori sono: Francesco Petrelli, Filippo Dinacci, Alfredo Biondi, Marcello Melandri, Alessandra Stefano, Antonio Pallotta e Franco Coppi.

“Sono state fornite dopo la riunione” si legge nel capo di imputazione “informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosita’ dell’attivita’ sismica vanificando le attivita’ di tutela della popolazione”. Secondo i pm gli imputati “sono venuti meno ai doveri di valutazione del rischio connessi alla loro funzione” anche sotto il profilo dell’informazione.

Queste notizie rassicuranti “hanno indotto le vittime a restare nelle case”. L’inchiesta aveva avuto una prima svolta il 4 giugno del 2010, quando gli agenti della Sezione di polizia giudiziaria della Polizia di Stato, in servizio presso la Procura della Repubblica dell’Aquila e quelli della Squadra mobile, della Questura, notificarono gli avvisi di garanzia ai sette indagati. Altra data importante il 25 maggio del 2011 quando il Gup del Tribunale dell’Aquila, aveva deciso per gli indagati il rinvio a giudizio. Prima udienza il 20 settembre del 2011.

Da quella data fino alle ultime battute del processo, hanno sfilato 275 testimoni tutti a raccontare davanti il gotha dei penalisti italiani, la settimana prima del terremoto, la loro paura, e cosa cambio’ dopo le parole degli esperti sismologi, ingegneri, dirigenti della Protezione civile, che parteciparono alla riunione della Commissione Grandi Rischi, all’Aquila, il 31 marzo 2009, sei giorni prima del terremoto.

I primi dieci esposti presentati negli uffici della Procura della Repubblica dell’Aquila, risalgono al mese di ottobre del 2009 e a presentarli erano state persone che sono scampate alla morte la notte del 6 aprile o da parenti delle vittime che a seguito delle rassicurazioni provenienti da rappresentanti della politica e della Protezione civile, (tutti facenti parte della Commissione) erano rimasti nelle loro abitazioni che, invece, erano crollate a seguito della devastante scossa. Insieme agli esposti era stato allegato diverso materiale, soprattutto interviste audio-video in cui i rappresentanti della Commissione invitavano la popolazione a stare tranquilla.

GRANDI RISCHI, ANCHE TV ARABE E GIAPPONESI IN AULA

Affollatissima la piccola aula del Tribunale provvisorio a Bazzano (L’Aquila) in attesa dell’apertura dell’ultima udienza (quella di oggi e’ la trentesima) dibattimentale alla Commissione Grandi Rischi. Ad assistere oggi oltre agli imputati (in aula sono presenti Eva, Dolce, Selvaggi e De Bernardinis) e ai legali, anche numerose testate giornalistiche internazionali, quali Al Jazeera e tv Giapponesi.

PM PICUTI, OGGI ROSSINI SAREBBE CONTENTO

Parlando con alcuni avvocati della difesa, prima dell’inizio dell’udienza dibattimentale nei riguardi dei sette componenti della Commissione Grandi Rischi, il pm Fabio Picuti che ha condotto tutta la maxi inchiesta sui crolli degli edifici pubblici e privati a seguito del terremoto (oltre 220 quelli finiti sotto la lente di ingrandimento della magistratura aquilana) compreso il filone sulla Grandi Rischi, ha voluto ricordare il lavoro di coordinamento svolto dal procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, deceduto alcune settimane fa: “lui sarebbe stato contento di essere qui – ha detto Picuti – perche’ avrebbe visto confermata la sua promessa di chiudere i processi importanti sul terremoto in tempi brevi”

GRANDI RISCHI, RESTA APERTO FASCICOLO SU BERTOLASO

Oltre al filone principale sui sette imputati della Commissione Grandi Rischi, resta ancora aperto il filone d’indagine su Guido Bertolaso, ex numero “uno” del Dipartimento della Protezione civile, accusato di omicidio colposo, sempre dalla Procura della Repubblica dell’Aquila. L’attivita’ d’indagine era stata avviata dalla polizia giudiziaria della Polizia di Stato dopo la denuncia presentata nei confronti di Bertolaso dall’avvocato aquilano Antonio Valentini, (che nell’ambito del processo sui sette membri della Commissione grandi rischi, assiste numerose parti civili) a seguito della diffusione di una telefonata intercettata tra lo stesso Bertolaso e l’ex assessore della Regione Abruzzo, Daniela Stati.

Nella conversazione datata 30 marzo 2009, il giorno prima della riunione della Commissione Grandi rischi, Bertolaso definiva la convocazione degli esperti “una operazione mediatica” e che la riunione era stata convocata “perche’ vogliamo tranquillizzare la gente”. Dopo la diffusione su internet, il contenuto della telefonata e’ stata poi verbalizzata dagli investigatori e trasmessa negli uffici della Procura come notizia di reato. Il fascicolo e’ affidato al pm Fabio Picuti,titolare della maxi inchiesta sui crolli degli edifici pubblici e privati a seguito del sisma del 6 aprile del 2009, compresa quella sulla Commissione grandi rischi. Oltre al filone principale sui sette imputati della Commissione Grandi Rischi, resta ancora aperto il filone d’indagine su Guido Bertolaso, ex numero “uno” del Dipartimento della Protezione civile, accusato di omicidio colposo, sempre dalla Procura della Repubblica dell’Aquila.

L’attivita’ d’indagine era stata avviata dalla polizia giudiziaria della Polizia di Stato dopo la denuncia presentata nei confronti di Bertolaso dall’avvocato aquilano Antonio Valentini, (che nell’ambito del processo sui sette membri della Commissione grandi rischi, assiste numerose parti civili) a seguito della diffusione di una telefonata intercettata tra lo stesso Bertolaso e l’ex assessore della Regione Abruzzo, Daniela Stati.

GRANDI RISCHI, TERMINATE LE REPLICHE DEI PM

Sono terminate poco fa (dopo un’ora dall’apertura del processo alla Commissione Grandi Rischi) le repliche dei pubblici ministeri Roberta D’Avolio e Fabio Picuti. La prima a parlare la D’Avolio: “La pubblica accusa ritiene opportuno esplicitare alcune repliche, saranno brevissime. Un silenzio da parte nostra potrebbe essere considerato un atto di superbia o presunzione oppure di acquiescenza”.

“La testimonianza indiretta – ha aggiunto – e’ quella di chi narra non quello che ha visto ma quello che gli e’ stato narrato di essere stato visto. Le testimonianze dei parenti delle vittime non possiamo ritenerle indirette, hanno riferito sui comportamenti tenuti dalle vittime. Se non e’ piu’ possibile sentire la fonte diretta perche’ sono persone decedute, in questo caso la prova indiretta e’ pienamente utilizzabile. L’avvocato Petrelli – ha sempre sottolineato il pm D’Avolio – ha detto che l’oggetto di questo procedimento rimane inconoscibile.

I motivi dell’agire umano di cui ha parlato non sono altro che le motivazioni esplicitate nella requisitoria, fattori condizionalistici alternativi che potrebbero aver indotto le vittime a restare in casa. Si tratta di analizzare ciascuna testimonianza, valutare i fattori e verificare quali di questi possano escludersi”. Poi a prendere la parola, il pubblico ministero, Fabio Picuti, il quale ha replicato all’avvocato Alfredo Biondi, legale di fiducia di Claudio Eva. “Mi avrebbe convinto se nel nostro ordinamento non ci fosse l’articolo 113 del codice penale sulla cooperazione colposa. Se fosse abrogato, sicuramente avrebbe ragione.

Lui si chiede: che cosa ha fatto o non ha fatto? La risposta e’ nell’interpretazione che noi accusatori abbiamo dato a questo articolo, in 13 ore e 500 pagine di requisitoria. Ho apprezzato – ha aggiunto il pm – ma non posso condividere quanto detto da Biondi, l’articolo ci impone la richiesta di condanna anche per Eva. “La seconda replica e’ all’avvocato Stefano che mi imputa di aver usato sarcasmo verso l’imputato Barberi. Se questa e’ l’impressione mi scuso, avrei voluto porgergli personalmente le scuse. Petrelli: L’impressione e’ stata anche mia.

“L’attivita’ ricognitiva militare e aerea – ha evidenziato Picuti – non era un esempio di sarcasmo ma il primo significato del vocabolario. Dire che gli esperti non hanno fatto ricognizione perche’ non sono andati da nessuna parte non e’ sarcasmo, e’ dire quello voglio dire. Se un ufficiale di polizia giudiziaria mi parla di una ricognizione gli chiedo dove va, se parla di una riunione dove e’. Non c’era un’intenzione sarcastica. L’argomento di replica piu’ serio riguarda l’argomento del rischio.

L’avvocato Dinacci – ha detto sempre il pm nella sua replica – in una corposa memoria difensiva dice che rischio e terremoto non possono essere separati. Mi colpisce che la categoria logica del rischio e l’evento fisico naturale del sisma non possano essere separati. Non e’ possibile riferire il concetto di prevedibilita’ al rischio ma solo all’evento, dice il professor Musco”

“Anche l’avvocato Petrelli dice sostanzialmente le stesse cose. Il rischio e’ una categoria politica non definibile compiutamente. Di conseguenza e’ inconoscibile e stiamo facendo un processo a un oggetto inconoscibile.

Anche il professor Coppi dice la stessa cosa. Non mi sembra che possa passare sotto silenzio un’affermazione cosi’ forte secondo la quale rischio ed evento siano concetti non distinguibili, altrimenti neghiamo la logica aristotelica che governa il nostro modo di pensare da 2.500 anni. Come debba essere analizzato il rischio ce lo dice lo stesso legislatore.

L’analisi dovra’ essere verificata in relazione alla previsione e prevenzione. Come se non bastasse, che cos’e’ il rischio sismico ce lo dicono gli stessi imputati, percio’ questa tesi difensiva mi sembra curiosa e originale, la categoria logica la propongono loro in quel librone verde che ha davanti a lei, giudice: il rapporto Barberi, che porta le firme anche di Eva e Dolce. Nella parte generale c’e’ scritto che cos’e’ il rischio sismico e non c’e’ scritto che coincide con il terremoto. Il rischio sismico – ha detto in aula Picuti – e’ il prodotto di pericolosita’, vulnerabilita’ ed esposizione.

Quando nella requisitoria parliamo di difetto di analisi del rischio prendiamo in considerazione i tre fattori che ci vengono indicati dagli imputati, le loro mappe e studi di pericolosita’. Abbiamo scritto 500 pagine ricalcate sulle orme delle nozioni scientifiche che sono state scritte dagli imputati. Coppi dice che la colpa e’ prevedibilita’ ed evitabilita’ di un evento, ma qui la colpa riguarda la prevedibilita’ di un evento imprevedibile. E’ un sofista migliore di me, propone una presunta antinomia logico-giuridica”

GRANDI RISCHI, PER L’AVVOCATO DELLO STATO IN QUESTO PROCESSO C’E’ IL FATO

Altra replica e’ stata quella dell’avvocato Carlo Sica, responsabile civile, in rappresentanza del Presidenza del Consiglio dei ministri. “Ho detto che il 31 marzo non si e’ riunita la Cgr non solo perche’ non c’era il numero legale, perche’ di esponenti di quella commissione erano presenti solo in quattro, non ci sto alle falsita’! So di poter guardare negli occhi ogni persona, ho la presunzione che gli altri mi comprendano perche’ parlo in maniera banale, da buon padre di famiglia. Se non vengo compreso la responsabilita’ non e’ mia. Ho detto e ridico alle parti offese che in questo processo che non ci sono responsabilita’ penali, c’e’ il fato, c’e’ il terremoto”.

 “Nessuno l’ha convocata, la commissione. Speravo che su questo punto il pm replicasse, ma sono rimasto deluso. Entrambi i pm lo hanno dato per scontato. L’esempio della tragedia di Sarno – ha aggiunto Sica – con questo processo non c’entra nulla, le esondazioni dei fiumi sono prevedibili. Con una pioggia straordinaria so che il fiume esondera’ e i fiumi esondano sempre negli stessi punti. Che c’entra l’uragano Katrina paragonato al terremoto, quello era certamente prevedibile.

Nello sviluppo del dibattimento e nell’esame delle carte non ha detto che non era la Cgr ma una riunione di esperti con un determinato mandato, poi sarebbe stato libero di esaminare se ben assolto o con profili penali. Cosa c’e’ che fa attestare ancora su questo? Ribadisco che cosi’ si creano false illusioni e speranze. Si fa credere che si e’ svolta una riunione di una commissione che non si e’ svolta”.

IL LEGALE DI DOLCE E DE BERNARDINIS:”EVENTO IMPREVEDIBILE”

“Se fossi in grado di prevedere un evento imprevedibile farei cinque volte terno secco al lotto, e’ statisticamente piu’ probabile. Viene la pelle d’oca, la colpa e’ sull’evento, non sul rischio dell’evento”. Lo ha detto nella sua replica, l’avvocato Filippo Dinacci (legale difensore di Bernardo De Bernardinis e Mauro Dolce). “Si sta chiedendo – ha aggiunto – di condannare sette persone che sono risorse della nazione, sette scienziati. Corriamo il rischio di lasciare spazio ai ciarlatani, nessuno fara’ piu’ il suo dovere. Si chiede di condannare su una probabilita’ statistica improbabile. Non sara’ un processo medievale ma si tenta di tornare al ‘giudice delle anime’ che c’era in Spagna, che non e’ il giudice dei fatti”.

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