L’AQUILA – L’Abruzzo torna in testa alle regioni meridionali e guarda di nuovo a quelle del nord come modello di sviluppo. Lo dice il Rapporto Svimez 2012 (l’Associaione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) e lo conferma la Uil, un sindacato sempre attento nel monitorare l’andamento economico della nostra regione. La nota del sindacato mette in evidenza una serie di dati tra cui l’aumento del Pil, il Prodotto interno lordo, dell’1,8 per cento nel 2010 e ancora nel 2011. Si tratta di numeri che dicono come la nostra regione stia reagendo meglio delle altre agli effetti della crisi, e che viene considerata una regione virtuosa. Basta vedere tra l’altro come l’Abruzzo abbia saputo ridurre le spese della politica grazie alla buona gestione a livello regionale, e non sia stato neppure sfiorato dalla bufera che sta travolgendo le altre Regioni italiane, gran parte delle quali sono oggetto di inchieste della magistratura per come vengono gestiti i fondi destinati ai gruppi consiliari e alla gestione degli enti regione. Ma ecco la nota della Uil, firmata dal segretario regionale Roberto Campo.

 

LA UIL: “SUL PIL 2010 AVEVAMO RAGIONE NOI.

 

“Ci dichiarammo pubblicamente perplessi – esordisce la nota della Uiil- quando Svimez stimò la crescita del PIL dell’Abruzzo nel 2010 come la seconda più alta d’Italia (Veneto +2,8; Abruzzo, Marche e Friuli +2,3), 1 punto sopra la media nazionale, che era data all’1,3. Il Rapporto di quest’anno corregge il tiro, dando l’Abruzzo per il 2010 a +1,7, pari alla media nazionale, anch’essa data a +1,7, con otto regioni davanti a noi. Non si tratta solo di correzioni dei numeri, indotte anche da modifiche nei criteri statistici di rilevamento, ma di un disegno diverso rispetto a quello presentatoci l’anno scorso. Molto più realistico, secondo noi.

 

MENTRE IL SUD ARRETRA, L’ABRUZZO TORNA PRIMA TRA LE REGIONI MERIDIONALI

“Ma la cosa più interessante- dice sempre l’Uil- è che l’Abruzzo si sarebbe mantenuto, secondo Svimez, anche per il 2011 quasi sullo stesso ritmo di crescita del 2010, con un +1,8, mentre l’Italia cresce solo di un +0,4 e il gruppo delle regioni che era davanti a noi nel 2010 si sfarina tutto.

 Solo la Basilicata va meglio dell’Abruzzo nel 2011 (+2), ma viene da un -2,1 nel 2010. Il biennio 2010-2011 è dunque relativamente positivo dell’Abruzzo, pur se va letto anche alla luce della caduta del 2009 (-5,7, a fronte di un -5,3 medio nazionale). Se però si confermassero le previsioni per il 2012 e il 2013, secondo cui cadremo di nuovo quest’anno, a causa della recessione in atto, ma meno della media nazionale, e cresceremo un po’ nel 2013, più della media nazionale, potremmo dire che nella crisi e in un contesto di pesante arretramento del Mezzogiorno, l’Abruzzo sta faticosamente riprendendo la posizione di prima tra le regioni meridionali che ha avuto per decenni e che aveva perso dal 2000, quando è cominciato un ciclo negativo.

MA LA REGIONE NON CRESCE SU BASE PLURIENNALE

 “Non ha invece l’Abruzzo ancora ripreso a crescere su base pluriennale più della media nazionale, per cui la forbice con il centro-nord si allarga e non si riduce. Infatti, la media 2000-2011 dice che l’Abruzzo è cresciuto in dodici anni appena dell’1,2, comunque davanti a molte delle regioni meridionali che fanno registrare segni meno, ma meno della metà della media nazionale, che è del 3,3.

ABBIAMO SMESSO DI INDEBITARCI E L’EXPORT CRESCE

“I dati relativamente positivi del PIL potrebbero spiegarsi con un insieme di elementi: abbiamo smesso di indebitarci e non siamo più al vertice tra le regioni più tassate (anche se il fisco continua a pesare in modo abnorme), abbiamo speso un po’ più celermente i fondi europei, una parte dell’industria esportatrice si è ripresa, qualcosina si muove intorno alla ricostruzione (anche se ancora troppo poco, come testimonia il numero elevatissimo dei posti di lavoro persi proprio in edilizia all’Aquila). Quello che si fa a livello regionale serve, anche se la partita per uscire dalla crisi e tornare a crescere richiede scelte nazionali ed europee.

ORA VA ATTUATO IL PACCHETTO ANTICRISI

 “È ora necessario- conclude la nota della Uil- che il pacchetto anti-crisi concordato il 7 settembre venga attuato integralmente e tempestivamente; che si abbassino effettivamente le tasse sul lavoro mediante la modulazione dell’addizionale regionale Irpef; che si attuino gli interventi concordati nelle aree di crisi; che si individui un intervento convincente sul credito per le piccole imprese; che si spendano in modi unitario i fondi europei e quelli nazionali dello sbloccato FAS; che riparta il confronto con il governo su ricostruzione, Master Plan, infrastrutture, contratti di sviluppo, crisi aziendali strategiche; che si faccia una vera riforma della pubblica amministrazione, di cui ad oggi non abbiamo visto nulla; che si smetta di fare melina sui trasporti; che si approfitti della programmazione dei 100 milioni ex-Obiettivi di Servizio e Pain anche per rilanciare il socio-sanitario.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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