L’AQUILA-“Provo tanta rabbia e amarezza, stavo cercando di riorganizzare la mia vita, magari spostandomi in una città che non fosse L’Aquila, ma alla luce di questo fatto valuterò seriamente la possibilità di trasferirmi in un Paese che non sia l’Italia”. Lo ha detto la studentessa di Tivoli stuprata nella notte tra l’11 e il 12 febbraio scorsi in una discoteca dell’Aquilano, commentando gli arresti domiciliari concessi al presunto violentatore. La ragazza ha aggiunto: “Questo perché non vorrei che un giorno che una mia eventuale figlia, dovesse subire e sopportare tutto quello che ora sto subendo io e avere la sensazione di vivere in uno Stato che non tutela le persone vittime di certi gravissimi fatti”. Francesco Tuccia, di 21 anni della Provincia di Avellino, accusato di violenza sessuale e tentato omicidio, era in carcere da 105 giorni. Per l’ex caporale del 33/esimo reggimento artiglieria terrestre “Acqui” dell’Aquila, la Procura e’ intenzionata a chiedere il rito immediato, saltando la fase dell’udienza preliminare. Sul fronte della difesa, gli avvocati di fiducia del giovane Tuccia sarebbero pronti a chiedere per il loro assistito il rito abbreviato, che in caso di condanna prevede uno sconto di un terzo della pena. La ragazza era stata trovata fuori il locale notturno svenuta tra la neve e in mezzo ad una pozza di sangue da uno degli addetti alla sicurezza e dal titolare della discoteca. Erano stati loro a prestarle le prime cure. Tuccia era stato arrestato dopo una decina di giorni. Il giovane e’ stato rinchiuso nel carcere di Teramo, nella stessa cella che condivide con Salvatore Parolisi, unico imputato per l’omicidio della moglie Melania Rea, avvenuto il 18 aprile 2011.
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