L’AQUILA – Un salto di qualita’ per uscire dall’emergenza infinita e tornare a pensare una citta’ nuova, piu’ bella e piu’ sicura, che nel centro storico ritrovi il suo cuore pulsante. La ricostruzione dell’Aquila, dopo piu’ di mille giorni dalla terribile scossa che in una manciata di secondi ha devastato gran parte dell’Abruzzo interno, ha bisogno di un cambio di marcia. Lo chiedono le migliaia di persone che questa notte hanno partecipato alla fiaccolata, dimostrando che le frasi fatte su una popolazione ormai rassegnata a vivere nelle ‘new town’ sono solo luoghi comuni.

Lo ha chiesto ieri sera il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, che ha sollecitato un impulso al processo di rinascita della citta’, invitando gli enti locali a rimettere al centro del confronto il sogno di piu’ di 30mila persone che ancora oggi vivono lontano dalla propria abitazione, di tornare tra le mura della propria casa.

La partita oggi e’ nelle mani del Governo. La mediazione che fino allo scorso anno era affidata all’allora sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, l’abruzzese Gianni Letta – ricorda l’ASCA –  ora e’ un compito che Mario Monti ha affidato al ministro per la Coesione Economica, Fabrizio Barca. A lui tocchera’ traghettare la ricostruzione dalla fase emergenziale a quella ordinaria. Si tratta del secondo passaggio di rilievo della ricostruzione, pari a quello dell’uscita della Protezione Civile. La sfida di far funzionare al meglio il piu’ grande cantiere d’Europa, riparte pero’ dai centri storici. Non solo dell’Aquila ma anche dei quasi sessanta comuni, quasi tutti di piccole dimensioni, che fanno parte del cratere sismico.

E’ sulla ricostruzione pesante, infatti, che fino ad ora sono arrivate le risposte meno tempestive. E’ vero che e’ quella piu’ difficile, piu’ costosa e quindi anche piu’ a rischio di infiltrazioni della malavita. Ma questo non deve essere un alibi per allungare ulteriormente i tempi.

Barca dovra’ contare sia sull’appoggio del Commissario, Gianni Chiodi, sia su quello del sindaco della citta’, Massimo Cialente. Certo, le elezioni amministrative del 6 maggio prossimo non hanno aiutato negli ultimi mesi il dialogo fra gli attori della filiera locale. Ma lo spirito unitario che ha contraddistinto la primissima fase dell’emergenza non puo’ essere un caso isolato.

Perche’ non e’ vero che all’Aquila non ha funzionato niente e che tutti stanno aspettando la ricostruzione per irrobustire il portafoglio. Tra le tante difficolta’ che un evento di questa portata, che resta senza precedenti nel nostro paese per concentrazione su patrimonio storico e artistico, ha incontrato, i ritardi piu’ grandi vanno addebitati alle centinaia di ordinanze e circolari prodotte.

E poi persino i grandi della terra che nel G8 del luglio 2009 s’impegnarono sulla ‘lista di nozze’ proposta dall’ex premier Berlusconi hanno fatto peggio di noi e sono rimasti a guardare inoperosi, a parte la solita eccezione della Germania – e di pochissimi altri paesi – che su Onna ha rispettato gli impegni presi. Ma ora le istituzioni, in primis il governo centrale, devono accelerare ed essere in grado di dimostrare ai parenti delle vittime che anche questa notte sono tornati a chiedere giustizia, con rabbia e delusione per quello che si poteva fare e non e’ stato fatto, che L’Aquila non e’ lo specchio di un paese che si piange addosso ma puo’ essere il modello per sostenere la ripresa economica e sociale.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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