L’AQUILA – Si svolgerà dopodomani, sabato 17 marzo, alle ore 11 a piazza Palazzo la cerimonia della restituzione alla città dell’effige di Giuseppe Garibaldi, gravemente lesionata a causa del sisma. La targa è stata restaurata, su iniziativa del Gruppo Aquilano di Azione Civica “Jemo ‘Nnanzi”, sotto il controllo della Soprintendenza, d’intesa con il Comune dell’Aquila, dalle ditte aquilane Fiordigigli Sabatino e Figli Srl e Rosa Edilizia Srl che, con grandissima sensibilità civica, hanno sopportato l’intero onere dell’operazione.
La targa tornerà nella sua collocazione originaria, alla base della Torre Civica, significativamente nel giorno del 151.mo anniversario dell’Unità d’Italia. Proprio sulla Torre Civica, il 17 marzo dello scorso anno, su iniziativa del Gruppo, venne issato un Tricolore di 25 metri con la scritta “jemo ‘nnanzi”, spiega per l’associazione Cesare Ianni: “Il nostro grido di battaglia, il nostro credo, la nostra forte determinazione. Quel Tricolore voleva lanciare un messaggio, rappresentare una volontà fortissima: il reale, sentito bisogno di unità nazionale e cittadina. E’ diventato un simbolo. Tra l’altro, è materialmente parte integrante di un Tricolore di 99 metri che gli Alpini d’Abruzzo hanno voluto creare per sostenere la candidatura dell’Aquila quale sede dell’Adunata Nazionale degli Alpini nel 2014”.
Dopo i molteplici interventi che testimoniano l’impegno civico del Gruppo nella ricostruzione, “Oggi siamo di nuovo qui- dice ancora Ianni- con un’altra iniziativa, per onorare e ricordare il 151.mo anniversario dell’unità d’Italia, restituendo alla nostra comunità, restaurata, quella stessa targa di marmo e bronzo che i nostri concittadini posero sulla torre civica nel 1901, per onorare e ricordare Giuseppe Garibaldi. E’ doveroso ringraziare il Sindaco, Massimo Cialente, ed il Soprintendente, Luca Maggi, per aver prontamente autorizzato il restauro, come pure l’assessore Vladimiro Placidi e l’architetto Franco De Vitis per la disponibilità dimostrata. Inoltre, di vero cuore Aquilano, vogliamo ringraziare le due ditte aquilane Fiordigigli Sabatino e Figli Srl e Rosa Edilizia Srl per la grande sensibilità civica dimostrata. Una nuova, concreta iniziativa, un nuovo messaggio di speranza e determinazione”.

In allegato un intervento dello storico Amedeo Esposito

Dagli aquilani del Tricolore lungo 25 metri

DEDICATA AL CAVALIERE DELL’UMANITA’
LA “CITTA’ NOVA” DEL NOSTRO MILLENNIO

Di Amedeo Esposito

Un aquilano se cerca un’altra parola per dire “armonia europea”, trova soltanto L’Aquila, anche se ferita com’è stata dal tremore della sua terra.
E’ l’armonia che, pur tra tanti lutti, seppero creare quanti, moltissimi, si spesero per l’Unità d’Italia che, giustamente, celebriamo con convinzione, stringendoci attorno al Tricolore ed ai simboli che quell’Unità rappresentano.
Non fanno eccezione gli entusiasti uomini, donne e ragazzi del sodalizio
“Jemo’nnanzi” che, nella più schietta aquilanità, si sono “adunati” dinanzi all’effige di Garibaldi, affissa 111 anni fa sulla torre civica del palazzo Margherita – e non a caso posta sotto l’emblema della medievale aquila del comune libero – per dire che il cammino della libertà e della coscienza di ogni aquilano, nonostante tutto, non ha subito alcun rallentamento.
Perché sono gli eredi, o meglio i continuatori di quella grande stagione di italianità suscitata dalla “Società degli operai di Aquila”, ch’ebbe a seguire le orme dell’ “EROE DEI DUE MONDI”, “colui che alla nostra città ridonò libertà e indipendenza”, il quale da Caprera il 4 aprile 1865 scrisse ai suoi

“Cari fratelli operai di Aquila” dicendosi “grato dell’affetto che mi mostrate, nominandomi presidente onorario della vostra società. Io sono veramente contento di vedervi organizzare in ogni paese d’Italia. La vostra unione è forza per la Patria comune, e ci fa ben sperare dell’avvenire.
Credetemi Vostro sempre – GIUSEPPE GARIBALDI”

E fu “ben sperare dell’avvenire” dagli “Operai di Aquila” (ai quali la Società fu di mutuo soccorso materiale, intellettuale e morale) che con sacrifici immensi raggiunsero, alla fine dell’Ottocento ed ai primi del Novecento del secolo scorso, il posto loro spettante nella costruzione dell’Unità d’Italia, della libertà dell’Aquila ed a decidere del proprio futuro.
Lo testimoniarono concretamente nel 1901, 20 anni dopo la morte del loro Presidente onorario, in piena libertà, con l’apposizione sulla civica torre di Piazza Palazzo, della marmorea effige di Garibaldi, sotto cui incisero queste significative parole:
1901
AL CAVALIERE DELL’UMANITA’
NEL PRIMO ANNO DEL SECOLO NOVO
GLI OPERAI AQUILANI

Fu espressione laica dell’Aquila del tempo, scelta, qualche anno prima, da Friedrich Nietzsche a sua “città ideale”.
Nella piazza laica della città massonica di Teofilo Patini.
Quando, fra l’altro, la via del teatro veniva intitolata – com’è ancora – a Giuseppe Verdi, e già da molto si percorreva via Garibaldi.
L’effige è stata spezzata dalla violenza tellurica del 2009, quasi monito agli aquilani tutti a rialzarsi dalla dolorosa caduta.
Monito doverosamente “ascoltato” – per il suo forte ideale patrio – dall’Associazione “Jemo’nnanzi” che quella “fenditura” ha ricucito (rimettendo in sito l’effige, onorandola con il suo tricolore di 25 metri) dedicando
AL CAVALIERE DELL’UMANITA’
la “città nova” del nostro millennio.

 

 

Condivisione.

Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

  • Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666
  • Direttore responsabile: Christian De Rosa
  • Editore: Studio Digitale di Cristina Di Stefano
  • Posta elettronica:
  • Indirizzo: Viale Nizza, 10