L’AQUILA- E’ stato trovato morto l’alpinista aquilano di 37 anni, Massimiliano Giusti, disperso dalle 14 di domenica scorsa sul Gran Sasso (L’Aquila).

Il rinvenimento del corpo da parte dei soccoritori e’ avvenuto nei pressi della “Valle dell’Inferno“. Le ricerche ell’uomo erano riprese stamane alle 7 anche con unita’ cinofile provenienti dal nord Italia, assieme a tre elicotteri. Tra questi ce n’era uno della Guardia di Finanza sul quale era stata sistemata un’antenna ad hoc per la ricerca di persone in valanga.

Nel pomeriggio di lunedi’ lo zaino, gli sci e una piccozza dell’alpinista erano stati ritrovati in una zona coperta da due metri di neve. La vicenda potrebbe avere risvolti giudiziari, perché la famiglia di Giusti, sembra decisa ad andare fino in fondo al gravissimo incidente avvenuto mentre i due alpinisti stavano salendo sul Corno Grande.

Secondo quanto siamo riusciti a sapere da una fonte confidenziale, i genitori del giovane si chiedono come mai Massimiliano “sia stato lasciato solo nonostante avesse ripetuto più volte di essere stanco e di non riuscire a proseguire l’ascensione”.

“Sono infatti molte le telefonate partite dal cellulare di Massimiliano prima delle 14 di domenica scorsa quando le sue tracce si sono definitivamente perse”, sostiene la famiglia. In quelle ore concitate quando si è trovato in difficoltà per l’improvviso cambiamento delle condizioni meteo, Giusti ha chiamato al telefono la compagna e alcuni amici. A tutti avrebbe ripetuto di non sapere cosa fare.

“C’è un codice per chi va in montagna- ci dice un esperto -, un codice non è scritto ma che diventa legge quando queste cose accadono. E’ questo codice obbliga, soprattutto in attività così estreme e pericolose, a non andare mai da soli e non abbandonare un compagno in difficoltà”.

Massimiliano, raccontano, era allo stremo, non ce la faceva a salire verso il Corno Grande con Paolo, ma proprio Paolo si sarebbe limitato a dirgli di tornare indietro. E ciò nonostante le previsioni meteo annunciassero l’arrivo di un’ondata di maltempo e nonostante fosse chiaramente più esperto.
Paolo oggi è andato alla base della funivia del Gran Sasso con la mamma e il padre di Massimiliano. E proprio quest’ultimo avrebbe detto a più persone “voglio capire perché mio figlio è stato lasciato solo”.

 

GIUSTI MORTO DOPO VOLO DI 300 METRI, SCOPERTA DEL CORPO AVVENUTA ‘A VISTA’


Secondo quanto si e’ appreso l’escursionista e’ morto dopo un volo di circa 300 metri in un punto giudicato dagli esperti “critico”, nella Valle dell’Inferno, a quota 2.300 metri. Massimiliano Giusti dalla localita’ “Sassone” (2.600 metri) del Gran sasso d’Italia e’ caduto in un crepaccio, a causa delle impervie condizioni meteorologiche di domenica.

Sul posto, infatti, era in corso una violenta bufera di neve e la visibilita’ era pari allo zero. La scoperta del corpo dell’alpinista e’ avvenuta a “vista”, senza impiego dei sofisticati strumenti messi in campo dai soccorritori. In questo momento da Campo Imperatore si sta alzando in volo un elicottero del Corpo forestale dello Stato con a bordo un maresciallo del Soccorso alpino della Guardia di Finanza per il recupero della salma.

 

RECUPERATA LA SALMA DI GIUSTI. VISIBILI TRAUMI FACCIALI DOVUTI ALLA CADUTA


La salma di Massimiliano Giusti, e’ stata recuperata poco fa dalla localita’ “La Cascata” nella Valle dell’Inferno, dal personale del soccorso alpino della Guardia di Finanza dell’Aquila (Sagf) e dai volontari del soccorso alpino e speleologico (Cnsas) dell’Abruzzo, per essere trasferita all’obitorio dell’ospedale dell’Aquila, a disposizione dell’autorita’ giudiziaria.

Sul cadavere dell’alpinista sono visibili dei traumi facciali, quelli riportati dalla caduta per 300 metri a valle, nel crepaccio in cui e’ stato individuato alle 12.30 da un elicottero del Corpo forestale dello Stato. Lunedi’ mattina sempre dai soccorritori era stato trovato sano e salvo, Paolo Scimia di 34 anni anch’egli dell’Aquila, compagno di escursione della vittima. Scimia era riuscito miracolosamente a trovare riparo dalla bufera nel rifugio “Duca degli Abruzzi” a quota 2.400 metri.

L’escursionista aveva cercato riparo prima nel rifugio “Garibaldi” dove non era riuscito ad entrare. Camminando carponi l’alpinista era riuscito ad arrivare nel secondo rifugio dov’era stato trovato dai soccorritori con un principio di ipotermia.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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