L’AQUILA-C’è un articolo, l’articolo 8, nell’ultima ordinanza che conferma, tra l’altro, la necessità del piano per la ricostruzione del centro storico, che deve essere sfuggito a molti. Questo articolo non fa più distinzione tra i fondi destinati all’emergenza post sisma e fondi destinati alla ricostruzione. Dice soltanto che”il Commissario delegato, tiene separata la contabilità della gestione concernente rispettivamente gli interventi di ricostruzione e quelli emergenziali”.
Quel che si temeva è puntualmente accaduto. D’ora in avanti i fondi per l’assistenza alla popolazione saranno prelevati da un fondo comune che non distingue tra emergenza e ricostruzione. Come dire che se, ad esempio, non bastano i soldi per l’autonoma sistemazione, questi potranno essere prelevati a scapito di quelli destinati alla ricostruzione. E’come se il governo avesse detto: ecco, questi sono i soldi, vedete voi come utilizzarli, l’importante è che teniate i conti separati per un principio di trasparenza. Così se la ricostruzione pesante non parte e la popolazione non potrà rientrare nelle case ricostruite e avrà bisogno di essere ancora assistita, non dovrà, in teoria, neppure stringere la cinghia. C’è bisogno di soldi per l’autonoma sistemazione, gli affitti concordati, il rinnovo dei contratti a 400 precari? Benissimo, Chiodi e Cialente (o chi per lui) potrebbero dire: possiamo prenderli dal fondo comune. Cioè a scapito dei soldi destinati alla ricostruzione. Con un rischio evidente. Con meno fondi rispetto a quelli preventivati, la ricostruzione potrebbe bloccarsi davvero, altro che non decollare o ritardare come sta succedendo. Già sono tanti i problemi, già è necessario un altr’anno almeno per il piano di ricostruzione, figurarsi se ad essi si aggiungesse la penuria di fondi o per l’errata gestione dei finanziamenti o per il prevalere di forme assistenziali favorite dalla contingenza elettorale alle porte.
Vogliamo soltanto augurarci che a Gianni Chiodi, il commissario alla ricostruzione, non venga mai la tentazione di cedere alle lusinghe di quanti non hanno mai avuto una visione strategica della ricostruzione. Altrimenti L’Aquila ricostruita se la ricorderanno i nostri nipoti, noi no.