L’AQUILA – Tassati e tartassati. Così si definiscono gli studenti dell’Accademia delle belle arti, ai quali il ministero dell’istruzione non ha concesso la proroga dell’esenzione dal pagamento delle tasse per il triennio 2011-2013.

Al danno si è aggiunta anche la beffa quando la stessa Accademia ha imposto l’obbligo di pagamento di un’altra tassa di 150 euro per le spese di gestione e manutenzione dei laboratori.

“Ci sentiamo discriminati” dicono i ragazzi “perché abbiamo ricevuto un trattamento diverso rispetto alle altre facoltà dell’ateneo, nonostante ci sia una legge che ci mette sullo stesso piano. Eppure viviamo gli stessi disagi degli altri studenti: il caro affitti, il ridicolo servizio offerto dai mezzi pubblici, la riduzione di corsi, materiali e professori. Oltre al fatto che viviamo in una città morta. A tutto questo si è aggiunto anche quest’altro spauracchio della mora”.

Per questo, davanti la sede dell’Accademia, in via Leonardo Da Vinci, a Pettino, sono state montate due tende che costituiranno una sorta di presidio permanente di protesta contro l’iniquità del mancato rinvio.

Gli stessi studenti hanno fatto sapere che non si esimeranno dal pagare la prima rata del nuovo anno ma che chiederanno al direttore dell’Accademia Eugenio Carlomagno, che formalmente ha detto di condividere e appoggiare le ragioni alla base della loro mobilitazione, di togliere il contributo supplemetare di 150 euro.

Il mancato inserimento dell’Accademia nell’accordo di programma con cui quest’estate il ministero ha concesso agli studenti iscritti all’università dell’Aquila la proroga della sospensione delle tasse è una questione di direzioni ministeriali: l’Accademia delle belle arti, infatti, così come il Conservatorio, non fa capo direttamente al Miur ma all’Afam, l’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica.

 

 

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