L’AQUILA – La Comunità parrocchiale di San Pietro ha spinto il Parroco don Francesco Leone a chiedere la rilocalizzazione al Comune di L’Aquila ottenuta in prima istanza nei giardinetti a lato della chiesa di San Silvestro.

Purtroppo, i lavori sono stati bloccati perché sull’area insiste una rivendicazione del diritto di superficie da parte di Corrado Nurzia, legale rappresentante della Ditta VisionPark srl finalizzata alla realizzazione di parcheggi sotterranei tramite una convenzione con il Comune di L’Aquila. Il Comune ha pertanto provveduto a modificare l’autorizzazione della rilocalizzazione in piazza San Silvestro, ma vi sono state contestazioni da parte di persone ideologicamente avverse alla Chiesa cattolica, che hanno preso posizione, inscenando una apposita manifestazione, con affermazioni (delle quali qualcuno dovrà rispondere nelle sedi opportune) lesive della dignità sacerdotale del parroco e di alcuni suoi collaboratori presenti alla manifestazione.

Volevamo solo indurre le circa venti persone che protestavano a dialogare per comprendere, ma queste avevano organizzato la manifestazione solo per contrastare, con modalità prevenute e irrazionali, la collocazione di una chiesetta provvisoria in legno. Ci chiediamo: dove è più logico collocare una chiesa provvisoria? Davanti ad un’altra chiesa o davanti ad una discarica?

Circa la provocazione secondo la quale il manufatto provvisorio ligneo da adibire a luogo di culto sarebbe realizzato per i fantasmi, precisiamo: il voler chiudere gli occhi sulle famiglie che sono rientrate nelle abitazioni private partendo dal palazzo INCIS, sul lato destro di Viale Duca degli Abruzzi, fino ad arrivare a viale don Bosco compresa via dei Marrucini, non aiuta a rendere onore alla verità e offende le famiglie che, da questo lato del centro storico, chiedono un servizio religioso in prossimità delle loro abitazioni. Stupisce che, per produrre clamore ed attirare l’attenzione della stampa sul loro comitato cittadino, queste persone possano affermare che, al contrario, il manufatto provvisorio in legno sia invece l’abitazione del Parroco, dato che il Parroco già abita in un condominio e non necessita di una abitazione provvisoria; inoltre, è disdicevole e rivela una caduta di stile il doversi chiedere cosa realizzare su un sito di 100 mq, facendo passare il Parroco per un “palazzinaro”.

Il Parroco vuole solo realizzare una chiesetta provvisoria e non riaprire una casa chiusa o una bisca clandestina. Forse questo è un reato? Allora sia condannato e fatto arrestare.

Sull’articolo de “Il Centro” è comparsa la notizia che perfino un funzionario della DIGOS si sarebbe occupato del caso, come se realizzare una chiesetta di legno fosse un’attività terroristica. Per contro, non hanno avuto alcun seguito le due querele presentate dal Parroco in Questura dopo tre furti subiti alla tenda divelta in più parti. Se preoccuparsi dei fedeli e della loro adeguata e dignitosa accoglienza in un luogo di culto è eccessivo, allora possiamo abbattere tutte le chiese dell’Aquila e non ricostruirle perché le loro dimensioni sono eccessive ed i matrimoni e i funerali possono essere celebrati anche in una struttura provvisoria di legno di 30 mq. Se non servono chiese così grandi, smantelliamo, allora, anche la chiesa provvisoria di legno in piazza d’armi, realizzata da padre Quirino, perché le dimensioni di questo luogo di culto sono eccessive.

Inoltre, qualcuno sostiene che nel centro storico le chiese sono tante, quindi, da questa rimostranza dovremmo dedurre che, finché non ci sarà la ricostruzione delle chiese del centro storico, i fedeli che sono rientrati nelle loro abitazioni, non potranno ricevere una adeguata assistenza religiosa? Chi l’ha deciso? Chi si fa carico di questa responsabilità che investe la coscienza religiosa delle persone credenti? Forse decidono i componenti di un comitato cittadino, magari ideologicamente avverso all’Istituzione Chiesa Cattolica? A nessuno interessa che questa persecuzione intentata contro il nostro Parroco sia così ingrata e scomposta?

Tutti in città hanno criticato la fuga dei sacerdoti dopo l’evento sismico del 6 aprile 2009, ma nessuno vuole ricordare che don Francesco Leone ha vissuto nella Tendopoli di Italtel 1 fino alla chiusura delle Tendopoli del 30 settembre 2009? Già dal 01 ottobre 2009 don Francesco collocava la Tenda-chiesa in piazza della fontana luminosa, con autorizzazione del Prefetto Gabrielli, attualmente capo della Protezione Civile nazionale dopo di Bertolaso, e dal prossimo 1° ottobre 2011 matura due anni di presenza e di servizio religioso, quale segno di speranza e di rinascita spirituale dopo la dura prova del sisma del 6 aprile 2009.
Nessuno, dunque, vuole deturpare il centro storico perché l’opera da realizzare è provvisoria.

L’ulteriore polemica di chi si è improvvisato investigatore privato alla ricerca del colpevole della disattenzione di aver usato la dicitura “permanente” anziché “provvisorio”, sul pannello esplicativo apposto davanti all’opera da realizzare in piazza San Silvestro, condannandolo all’ergastolo sfiora il parossismo. Tutto ciò solo perché un Sacerdote vuole restare fedele al territorio del centro storico, per significare, con un gesto di speranza, che la Chiesa non è assente ma presente, per stare accanto, proprio nei momenti di dolore e di sofferenza, alle persone coinvolte, nel centro storico, dai danni alle cose e dalla perdita dei propri cari a seguito del sisma – senza escludere Onna o altri nuclei abitativi – proprio nei momenti di dura prova che gli eventi naturali sulla terra ci riservano.

Per quanto tempo ancora dobbiamo soffrire altre invernate sotto una tenda a riparare i danni provocati dalle abbondanti nevicate? Della salute delle persone, specie se anziane, non vi interessa? Esse sono costrette a vivere la propria appartenenza religiosa sotto una tenda, sopportando la calura eccessiva dell’estate o le temperature gelide invernali, ma questo è quello che preferiscono vedere, con sguardo sprezzante o con soddisfazione sadica, certe persone, disposte ad aiutare soltanto la gente del proprio partito politico, mentre i cristiani sono da perseguitare in quanto parte avversa alla loro.

Concludiamo affermando, con rispetto e considerazione del ruolo, che il silenzio di chi nell’Istituzione Chiesa cattolica era interpellato a sostenerci ci ha fatto sentire abbandonati perché l’ordine di smantellare la platea in cemento, sulla quale collocare la chiesetta provvisoria di legno senza indicare alternative, ha mortificato il sacerdote che si stava prendendo cura dei suoi fedeli, ma, nel contempo, ha fatto giungere agli stessi fedeli un messaggio di indifferenza alle loro necessità di aggregazione cristiana e liturgica accanto alle loro abitazioni private.

Confidiamo che il Signore Gesù voglia toccare i cuori di chi ha l’autorità per prendere le decisioni opportune perché la nostra condizione attuale si trasformi in un futuro vissuto in modo dignitoso e decisamente migliore dell’attuale.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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