L’AQUILA – Ci sono alcune cose che lasciano perplessi nell’inchiesta sulla ‘Fondazione Abruzzo Solidarietà e Sviluppo‘ che ha portato all’arresto di un medico aquilano e di un dirigente romano per truffa ai danni dello Stato perché avrebbero cercato di dirottare altrove ben 12 milioni di euro del cosiddetto fondo Giovanardi destinato alle popolazioni terremotate.

C’è l’atteggiamento della Curia, il ruolo della Provincia nell’entrare nella fondazione, e la decisione del Comune dell’Aquila di tenersene fuori. Perplessità, contraddizioni, dubbi che la magistratura farà bene a sciogliere dal momento che si ha l’impressione che l’orizzonte dell’inchiesta potrebbe diventare più ampio, e che l'”attenti a qui due”, così hanno chiamato l’indagine, potrebbe risultare una definizione riduttiva in relazione al numero degli indagati.

Si diceva del ruolo della chiesa aquilana. Si sa per certo che il presidente della ‘Fondazione’, l’arcivescovo Giuseppe Molinari, e il suo vice, mons. Giovanni D’Ercole, vescovo vicario, si sono dimessi in tutta fretta il 30 agosto scorso. Perché? E’ questa la prima domanda. Avevano sentito puzza di bruciato? C’erano conti che non tornavano? Di fatto la sede della ‘Fondazione’ era la Curia. E’ nella Curia aquilana a Pile che si riunivano i soci, cioè i sindaci dei Comuni che avevano aderito, è lì che avvenivano tutte le transazioni, è lì che si prendevano le decisioni importanti.

Ci si chiede allora perché mons. Molinari e il suo vice non siano stati sentiti dagli inquirenti. O se sono stati sentiti perché non sia stato reso noto. E soprattutto come mai quelle dimissioni. Avevano avuto sentore che qualcosa di poco lecito bolliva in pentola? Così non usano mezze parole Marco Fars e Maurizio Acerbo, segretario e consigliere regionale di Rifondazione comunista. L’inchiesta, dicono, ‘lambisce la Curia aquilana attraverso la Fondazione Abruzzo Solidarietà e Sviluppo onlus, con sede presso i locali dell’arcidiocesi, e della quale monsignor Molinari è stato Presidente fino ad agosto. Chiediamo chiarezza e trasparenza”.

La Provincia. Apprendiamo che Mimmo Srour, persona specchiata, un galantuomo, avrebbe ‘spinto’ l’Amministrazione Provinciale ad entrare nella Fondazione. Ma che cosa significa quell”avrebbe spinto’? Atti non chiari nella procedura, dubbi sulla documentazione, dicono gli inquirenti. Ma basta a tirarlo dentro? Restiamo nel dubbio. Su questo punto non ci pare che i magistrati siano stati chiari a sufficienza. Ci auguriamo che lo siano prima possibile. Non ci piace che le persone vengano tenute sulla graticola per troppo tempo. In particolare se è una graticola giudiziaria.

Il Comune. Massimo Cialente e Stefania Pezzopane, rispettivamente sindaco e assessore, cantano vittoria. ‘Lo avevamo detto noi che c’era puzza di bruciato, perciò ci siamo tenuti alla larga’. Bontà loro. E’ evidente che avevano la sfera di cristallo, perciò li invidiamo. Una sfera che gli permette di fare dichiarazioni di saggezza amministrativa ai giornalisti e di farsi intervistare dalle televisioni. A noi risulta invece un’altra storia, molto più semplice.

Il Comune voleva entrare da solo nella Fondazione, non gradiva che gli facessero compagnia tutti gli altri piccoli Comuni per i quali la Provincia voleva fare da “garante”, Provincia che ormai aveva un’amministrazione di centrodestra contro la quale Stefania Pezzopane aveva semplicemente perso le elezioni. Vicende e rivalse umane, e perciò umanamente comprensibili. L’intuito politico è un’altra cosa (G.D.R.)

Giovanardi: “Allibito per anticipazioni stampa”

“Neppure un euro dei 12 milioni stanziati due anni e mezzo fa dal Dipartimento Famiglia della Presidenza del Consiglio per la ricostruzione dei territori terremotati e’ stato ancora speso in attesa di risposte dal territorio: naturalmente adesso siamo costretti a bloccare tutte le erogazioni sino che non si sia fatta chiarezza nell’indagine giudiziaria in corso”. Ad affermarlo e’ Carlo Giovanardi, sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

“Rimango pero’ allibito – continua Giovanardi – come riporta la stampa di oggi, che il procuratore della Repubblica de l’Aquila dichiara che una Onlus presieduta dai due vescovi de l’Aquila era nata per ingannare le istituzioni, e ancora, che i due arrestati sono accusati tra l’altro di ‘aver rappresentato (a Giovanardi) un quadro distorto della situazione politica aquilana’”.

“Non lo so – conclude il sottosegretario – se le informazioni politiche corrette su l’Aquila vengano fornite dall’assessore Stefania Pezzopane, ma certamente il Dipartimento per le politiche della famiglia, che sarebbe parte lesa del tentativo di truffa, non si e’ fatto imbrogliare ne si e’ fatto prendere in giro da nessuno”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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