L’AQUILA – Rinvio a sabato primo ottobre alle 9 per ammissione delle prove e sentire i testi del pubblico ministero nell’ambito del processo contro i sette membri della Commissione Grandi Rischia, che si e’ aperto stamane all’Aquila. “Non prendete appuntamenti per il pomeriggio, lavoriamo dall’alba al tramonto, alle 19 ce ne andiamo”. Ma il giudice non ha escluso eventuali udienze, se necessarie anche di domenica. “Non voglio che il processo duri due anni. Ci sono 300 testimoni da sentire, ad una udienza al mese, ci metto piu’ di due anni, questo non lo posso e non lo voglio fare”

IL GIUDICE BILLI: “NO AD ACCORPAMENTO CON ALTRO PROCEDIMENTO”

Il processo alla Commissione Grandi Rischi non verra’ accorpato ad un altro filone d’inchiesta analogo che si trova pero’ nella fase delle indagini preliminari. Lo ha deciso stamane il giudice del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, rigettando questa richiesta avanzata dagli avvocati difensori di tutti gli imputati. “Il procedimento – ha osservato – e’ in una fase diversa, non e’ sicuro l’esercizio dell’azione penale, non sussistono i presupposti per la riunificazione del processo”

ALFREDO ROSSINI: “CERCHIAMO SOLO VERITA’ E GIUSTIZIA”

“Cerchiamo giustizia e basta, applicare le cose per ottenere risultati che la giustizia richiede”. Lo ha detto stamane il procuratore capo della Repubblica dell’Aquila, Alfredo Rossini, prima di entrare nell’aula dibattimentale del Tribunale dell’Aquila dove questa mattina è iniziato il processo a carico dei sette componenti la Commissione Grandi Rischi accusati di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo.

Ai giornalisti che chiedevano un commento al magistrato sulla circostanza di voler mandare in galera persone che non avevano previsto il terremoto che non si poteva prevedere, Rossini ha risposto: “A me non risulta questo discorso”.

Secondo le tesi dei pm, nella riunione dell’organismo consultivo della presidenza del Consiglio del 31 marzo 2009, una settimana prima della scossa delle 3.32, ci fu “una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attivita’ della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico” e dopo quella stessa riunione la Commissione forni’ ai cittadini “informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosita’ dell’attivita’ sismica vanificando le attivita’ di tutela della popolazione”.

Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, gia’ vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. Nella prima udienza dibattimentale presente solo Bernardo De Bernardinis. Per gli altri sei imputati e’ stata dichiarata la contumacia.


DE BERNARDINIS: “RITENEVO IMPORTANTE ESSERCI”

“Ritenevo importante esserci perche’ questa e’ la mia terra e anche per sottolineare la professionalita’ e la qualita’ degli altri pubblici funzionari. Sono abruzzese, lo dovevo anche alla gente del luogo”. Lo ha detto Bernardo De Bernardinis, imputato al processo della Commissione grandi rischi, unico presente in aula, nel corso del quarto d’ora di sospensione concesso dal magistrato Marco Billi alle difese per esaminare le nuove costituzioni di parte civile. “La costituzione come parte civile del Comune dell’Aquila – ha detto Carlo Sica, avvocato dello Stato – e’ intempestiva perche’ effettuata in periodo di sospensione dei termini”.

“Questo lo sentirete in aula, ho scelto di venire al processo, di andare dritto al processo, ritengo li la sede piu’ opportuna”. Cosi’ l’ex responsabile del Dipartimento della Protezione civile, Bernardo De Bernardinis ha risposto ai cronisti dopo l’uscita dal Tribunale dell’Aquila in cui oggi si e’ aperto il processo contro la Commissione Grandi Rischi. De Bernardinis, oggi dirigente dell’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, era l’unico presente nell’aula; contumaci gli altri sei scienziati della Commissione Grandi Rischi, che insieme a lui sono accusati di omicidio colposo e lesioni. Alla domanda dei cronisti se rifarebbe le stesse dichiarazioni rese il 31 marzo 2009 agli organi di informazione, le stesse che oggi sono oggetto di valutazione dei magistrati perche’ giudicate troppo rassicuranti sullo sciame sismico in atto, De Bernardinis ha risposto: “Certamente si”.

AMMESSE 70 PARTI CIVILI

Sono circa 70 le parti civili, cioe’ quelle che hanno diritto al risarcimento danni, che sono state ammesse al processo a carico della Commissione grandi Rischi in corso di svolgimento al tribunale dell’Aquila che vede alla sbarra sette imputati. Esclusi, invece, dal giudice del Tribunale dell’Aquila, Marco Billi, il Codacons e l’associazione Codici, bocciati gia’ nella fase dell’udienza preliminare


TERREMOTO: VITTORINI, NOSTRA VOCE CENSURATA IN ITALIA

“Dall’Aquila parte un processo importante per noi ma non solo. Parte un processo che serve a fare chiarezza in Italia su come gestire l’emergenza che non e’ solo il dopo ma anche il prima”. E’ il commento all’udienza di oggi contro i sette membri della Commissione Grandi Rischi di Vincenzo Vittorini, rappresentante del Comitato cittadino “309 Vittime”, che a seguito del sisma del 6 aprile del 2009 ha perso moglie e figlia nel crollo del proprio edificio in via Luigi Sturzo, in cui complessivamente sono morte 30 persone. “La stampa internazionale e’ l’unica che da tutto il mondo e’ venuta a chiedere a noi perche’ abbiamo fatto l’esposto – ha proseguito Vittorini -. La grossa stampa italiana in questi quattro mesi ovvero dal rinvio a giudizio ad oggi, non ha chiesto nulla e si e’ trincerata dietro una male informazione che ‘e quella di dire che si tratta di un processo alla scienza ed e’ un processo perche’ non e’ stato previsto il terremoto. Invece devo dare atto alla stampa internazionale che si sono mossi per far sentire la nostra voce che in Italia e’ censurata e vorrei capire tanto perche’. Trovo assurdo che in America di sappia tutto mentre a Milano, a Torino no. Trovo importante – ha detto sempre Vittorini – la presenza in aula del Procuratore capo della Repubblica dell’aquila, Alfredo Rossini, vicino ai sostituti, Fabio Picuti e Roberta D’Avolio, segno di compattezza della Procura aquilana. Noi chiediamo giustizia e verita’. Penso che in Italia per la prima volta, in considerazione di un evento tragico, si possa arrivare alla verita’ di come e’ stato o non e’ stato gestito bene un lungo periodo che poi ha portato alla tragedia di quella notte”.

L’avvocato ed ex ministro Alfredo Biondi, legale di Claudio Eva: “La Commissione non poteva ordinare di portar via la gente”

“Non si può chiedere alla commissione Grandi Rischi come si deve fare a portare via la gente”. Lo ha detto l’avvocato Alfredo Biondi, ex ministro della Giustizia, difensore di Claudio Eva, uno dei sette imputati del processo alla commissione Grandi Rischi iniziato stamani all’Aquila. Il legale ha ribadito che i terremoti non si possono prevedere. Secondo l’accusa, i messaggi rassicuranti lanciati dai componenti della commissione Grandi Rischi nella riunione del 31 marzo 2009, a cinque giorni dalla tragica scossa, hanno indotto la popolazione a non prendere precauzioni

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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