L’AQUILA- L’equiparazione verso l’alto delle retribuzioni di anzianità dei dipendenti regionali era una palese ingiustizia, l’averla eliminata è stata una decisione saggia da parte del Consiglio regionale. Questo il parere dell’assessore alle Pari Opportunità Federica Carpinetala che ha aggiunto: “Il Consiglio ha finalmente cancellato un meccanismo perverso”.

La Carpineta ha voluto commentare la decisione del Consiglio in ordine alle problematiche collegate alla Ria, la retribuzione regionale di anzianità. “Salutiamo con responsabile soddisfazione – ha detto – questa importante decisione che cancella solo privilegi, che non avrebbero mai dovuto nascere.

Così il Consiglio ha anche messo le casse regionali al riparo da un probabile disastro. Infatti, la retribuzione individuale di anzianità, inizialmente era una voce riservata ai singoli dipendenti e legata alla loro anzianità di servizio e ai loro personali percorsi di carriera. Poi, con una successione di norme senza copertura finanziaria, che possiamo definire sveltine clientelari, è stato riconosciuto a tutti il massimo. Va detto che l’ultima norma è stata approvata nel dicembre 2008 da un consiglio regionale scaduto e in regime di semplice prorogatio pre-elettorale, destinato alla ordinaria amministrazione.

A parte i dubbi di costituzionalità e di legittimità di quell’operazione- ha aggiunto l’assessore- va segnalato il rischio enorme che la sua indiscriminata applicazione avrebbe causato al bilancio regionale, gravandolo di non pochi milioni di euro di spese impreviste, vanificando quindi non solo il suo indifferibile risanamento, ma addirittura avvicinando pericolosamente la soglia del dissesto totale”.

L’assessore ha poi proseguito “ecco perché, oltre all’applicazione di una scelta di giustizia vera (non va dato tutto a tutti, ma a ciascuno secondo i suoi meriti), quella adottata dal Consiglio regionale è una scelta di responsabilità”. “Chi vuole quelle scelte del passato-ha aggiunto spieghi perché una piccolissima minoranza di abruzzesi, cioé i dirigenti e i dipendenti regionali, avrebbe dovuto avere migliaia di euro solo sulla base di una distorta lettura del concetto di parità, a discapito di tutti gli abruzzesi che avrebbero dovuto pagare con ulteriori sacrifici fatti di tasse, diminuzione dei servizi sociali, eliminazione di interi pezzi del trasporto pubblico e di altri sostegni sociali ed economici destinati a chi è in difficoltà, togliendo ulteriori speranze di sviluppo per i nostri giovani che già sostengono le scellerate scelte del passato”.

Sembra che ci siano 800 ricorsi da parte di dipendenti che hanno chiesto il rispetto della normativa approvata nel 2008 dal precedente governo di centrosinistra, con la quale si equiparava la retribuzione in questione a quella del dipendente con la quota più alta. Quindici dirigenti hanno già vinto il ricorso.

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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