L’AQUILA – Tornano a farsi vive le frange della contestazione cresciute all’ombra del dopo terremoto. con una manifestazione che ha lo scopo evidente, anche se non dichiarato, di mettere in discussione il “Salone sulla ricostruzione” che si terrà all’Aquila il prossimo fine settimana.

E’ questo un grande evento, il primo nel suo genere dopo il sisma di due anni fa, che coinvolge più di 180 espositori provenienti dall’Italia e dall’estero, e che darà vita a convegni, dibattiti, rassegne per offrire un supporto al processo di ricostruzione della nostra città e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009. E’ un avvenimento di grande qualità che può contribuire in maniera determinante al progetto complessivo di riedificazione della città.

Ma esiste il rischio che tutto ciò venga compromesso, perché ci sono alcuni, non molti per la verità, che si preparano a “macchiare” l’iniziativa con la solita dimostrazione di dissenso che avrà come risultato quello di mettere in cattiva luce davanti all’opinione pubblica del paese L’Aquila e gli aquilani, quanti, cioè, L’Aquila vogliono ricostruirla per davvero. Purtroppo, complice l’amplificazione dei giornali e delle televisioni, la protesta avrà un palcoscenico immeritato da cui gettare discredito su un’iniziativa che meriterebbe un ben diverso accoglimento.

In piazza si sono dati appuntamento i “pasdaran” della sinistra estrema e antagonista, i “no global” del terremoto, i paladini del massimalismo che ha già macchiato la gestione dell’emergenza da parte della Protezione Civile grazie alla quale migliaia di aquilani hanno potuto avere un tetto nei villaggi del progetto Case, negli alberghi e negli appartamenti presi in fitto col contributo dell’autonoma sistemazione. Sono quelli dallo slogan facile, quelli dell’ “Aquila non rinasce”, del “riprendiamoci la città” (per fortuna nostra non se la sono ripresa la città e non se la riprenderanno mai); quelli che mettono avanti i precari, le tasse “da non pagare”, le aziende in crisi, le “istituzioni che non funzionano”. Sono quelli del ” yes,we camp” e delle contromanifestazioni durante il G8.

E il loro è il solito baccano per attirare su di sé l’attenzione del paese che poi confonde, purtroppo, tutti costoro con l’Aquila e gli aquilani che vogliono rinascere dalle ceneri del terremoto. Ma, recita un detto, fa più rumore un albero che cade, che una foresta che cresce . E la foresta sta crescendo a poco a poco senza clamori. L’Aquila, sia pure tra tante contraddizioni, ha avviato la sua rinascita, lentamente ma l’ha avviata. Lo dimostrano la ricostruzione leggera che sta per essere ultimata, i 350 Consorzi formati da migliaia di cittadini del centro storico, il boom di progetti arrivati a Comune e a Fintecna per le case “E” della periferia. La ricostruzione sta decollando. A fatica ma sta decollando. Il futuro riconsegnerà agli aquilani una città più grande e più bella. Sarà il risultato di tanti sacrifici singoli e collettivi, e dell’impegno delle istituzioni, lontano dal clamore degli slogan.

di GIANCARLO DE RISIO

 

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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