L’AQUILA – “In Italia abbiamo mucche longeve, tanto che arrivano a 83 anni di eta’ e continuano a produrre latte”.

Lo dice Dino Rossi, presidente del Cospa Abruzzo (associazione che raggruppa allevatori e produttori agricoli), riferendosi allo scandalo delle quote latte “gonfiate” dalle incongruenze tra le banche dati dell’Agea, dell’Associazione italiana allevatori e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, fatto emerso da un’indagine del 2010 svolta dai Carabinieri del Nac e che ha portato l’informativa all’attenzione di 32 procure della Repubblica su tutto il territorio nazionale.

“Il sistema per il calcolo del plafond di quote latte assegnato all’Italia – spiega Dino Rossi – si basava su un algoritmo che estrapolando i dati forniva un parametro di produttivita’ potenziale di latte, ma questo in alcuni casi portava ad avere mucche con 999 mesi di vita, cioe’ 83 anni e 3 mesi, 75 anni in piu’ rispetto alla media. Da questo nasce il falso dato che ha portato ad elevare a carico degli allevatori multe per milioni di euro a causa dello sforamento del plafond pari a 110 milioni di quintali assegnato dall’Unione Europea”. La diretta gestione delle quote latte, come si legge nell’informativa dei carabinieri del Nac alle dipendenze del ministero delle Politiche agricole e forestali, e’ affidata alla societa’ Sin, con il 51% del capitale di parte pubblica detenuto dall’Agea e il rimanente 49% di parte privata nelle mani di un raggruppamento temporaneo di imprese, con capomandataria Almaviva (partecipata a sua volta dalle associazioni di categoria Coldiretti, Confagricoltura e Cia) e composto da Auselda, Sofiter, Cooprogetti, Agriconsulting, Ibm Italia, Agrifuturo e l’abruzzese Telespazio.

“Spero si riesca a fare subito chiarezza, perche’ piu’ tempo passa – conclude Dino Rossi – e piu’ sono le aziende che chiudono i battenti, strette dalla morsa dei debiti, della concorrenza sleale e delle mucche ultraottantenni”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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