L’AQUILA – Com’è noto, il Tar del Lazio, nei giorni scorsi, ha accolto il ricorso dei comuni di Prezza, Roccacasale, Sulmona e Pettorano sul Gizio contro l’esclusione dall’area del cratere sismico, annullando così il decreto emesso dalla Protezione Civile con il quale erano stati identificati i 57 Comuni interessati dal sisma del 6 aprile 2009.

Con l’annullamento dell’ordinanza non ci sarà un automatico inserimento nel cratere sismico dei Comuni esclusi, ma si dovrà procedere a una nuova valutazione della documentazione prodotta dalle municipalità, da parte del commissario delegato per l’emergenza in Abruzzo.

In attesa, dunque, che questa situazione si sbrogli e venga eventualmente ridefinito il perimetro del Cratere, è interessante notare come sindaci, uomini delle istituzioni e rappresentanti di alcune associazioni di categoria si lascino andare a riflessioni e considerazioni discordanti. Ognuno, in buona sostanza, ragiona badando al paesello e al campanile più che ai danni realmente verificatisi e alle problematiche sociali ed economiche ad essi collegati.
Del resto nei giorni scorsi Gabriele Tedeschi, l’avvocato che ha curato i cinque ricorsi accolti dal Tar, aveva affermato: “L’inclusione nel cratere comporterebbe la sospensione della restituzione delle tasse, la possibilità di ristrutturare immobili senza perizia giurata, la disponibilità immediata di soldi per gli aggregati, fondi per le seconde case, per gli edifici pubblici e ipotesi di zona franca”. Gli aveva fatto eco Daniele Di Bartolo, rappresentante degli interessi del comune di Raiano: “A conti fatti, almeno in Valle Peligna, applicando il metodo ipotizzato dal Tar, il cosiddetto metodo Molin, tutti i Comuni da noi rappresentati rientrerebbero abbondantemente nel cratere. Anche perché il Tar ha stabilito che le sentenze non toccano i diritti dei Comuni già dentro al cratere molti dei quali, lo dicono i rilievi della protezione civile, hanno subito danni notevolmente inferiori a quelli registrati nella maggior parte dei Comuni esclusi”. Gli appetiti, insomma, sono tanti e le risorse limitate. Il rischio è quello solito: che scoppi l’ennesima guerra fra poveri.

Ai nostri microfoni Celso Cioni, presidente di Confcommercio L’Aquila; Luigi Lomardo, presidente di Confartigianato; Antonella Di Nino, vice presidente della Provincia; Fabio Spinosa Pingue, presidente di Confindustria L’Aquila.

 

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