L’AQUILA – “Non vengo quasi mai da queste parti. Nei cimiteri d’altronde si va una volta l’anno”. Incontriamo Raffaele Colapietra a piazza Duomo poco prima dell’ora di pranzo. “Raramente passeggio per le vie del centro. Quando esco di casa, lo faccio solo per andare a mangiare. Del resto, ditemi voi se questa vi sembra una città. L’Aquila è scomparsa per sempre, bisogna prenderne atto. Certo, si vive e si continuerà a vivere ma nel modo più disordinato, improvvisato e irrazionale possibile”. Colapietra, che, pur vivendo in centro storico, in un palazzo tra l’altro dichiarato inagibile, non ha mai lasciato il proprio appartamento (nonostante abbia dovuto resistere per lunghi mesi senza acqua né riscaldamento), non risparmia critiche nemmeno nei confronti degli altri aquilani: “Ho sempre detto, fin dal giorno successivo al terremoto, che gli aquilani hanno avuto una grandissima responsabilità per quello che è successo dopo il 6 aprile, soprattutto per aver abbandonato le loro case dando così la possibilità alla Protezione civile e al governo di prendere possesso della città”.
Commentando infine gli accadimenti politici delle ultime settimane, Colapietra ha detto: “Se fossi stato nei panni di Cialente, avrei insistito nelle dimissioni. Credo che Cialente debba dirci una volta per tutte, e in modo schietto, quanta “colpa” ha avuto nella scelta di chiudere il centro e di trasformarlo in una zona rossa, inaccessibile e presidiata dai militari. E’ stata una sua decisione o ha obbedito agli ordini di qualcun altro? Quel che è certo è che, in entrambi casi, sarebbe comunque responsabile”

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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