Scandalo al concorso per Guardia di Finanza (foto wikicommons) - aquilatv.it
Scandalo al concorso della Guardia di Finanza: truccato con sostituzioni e documenti falsi. 33 imputati rinviati a giudizio, rischiano il processo per frode e truffa.
Un normale concorso per entrare nella Guardia di Finanza si è trasformato in uno scandalo che ora approda in tribunale. Dietro le prove scritte, infatti, si sarebbe nascosto un vero e proprio sistema organizzato per orchestrare una truffa, con candidati sostituiti da controfigure esperte, pronte a superare gli esami al posto loro.
La vicenda riguarda il concorso del 2019 per accedere alla Scuola ispettori e soprintendenti della Guardia di Finanza, con sede a Coppito, vicino L’Aquila. Secondo quanto emerso, alcuni partecipanti avrebbero pagato fino a 10.000 euro per “saltare” la selezione e farsi promuovere senza nemmeno presentarsi in aula.
Il sistema era ben rodato: falsificazione dei documenti, scambi d’identità e ingressi ingannevoli all’interno della sede militare. I “sostituti” – persone ben preparate e istruite – affrontavano le prove al posto dei veri candidati. Il tutto senza dare nell’occhio. O quasi.
A far scattare l’indagine è stato proprio un finanziere in servizio ai controlli d’ingresso, che, con occhio attento, ha notato un volto già visto nei giorni precedenti. Un “doppione”, come l’hanno definito gli investigatori. Da lì, il castello ha cominciato a crollare.
Ora sono 33 le persone rinviate a giudizio con accuse che vanno dalla truffa alla falsificazione di documenti, passando per sostituzione di persona e introduzione con l’inganno in luogo militare. Per altre 13 persone il processo è già iniziato con una condanna e un’assoluzione, mentre gli altri dovranno comparire in aula il 14 maggio 2026.
Il Ministero e la Guardia di Finanza si sono costituiti parte civile. Oltre al danno economico, chiedono un risarcimento per il danno d’immagine: un colpo durissimo alla credibilità dell’intero sistema di selezione.
Il concorso, uno dei più attesi per entrare in una delle forze di polizia più prestigiose del Paese, rischia ora di essere ricordato per tutt’altro. Non per la meritocrazia o la professionalità, ma per l’ombra di imbrogli e “posti comprati”. Uno scandalo che ha messo in discussione la trasparenza e l’onestà del sistema.
Il processo sarà chiamato a fare chiarezza sulle responsabilità di chi ha organizzato e beneficiato di questa truffa, ma intanto resta aperta una domanda che riguarda tutti, che quando accadono simili avvenimenti ci fa riflettere su quanto possiamo fidarci oggi dei concorsi pubblici.
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