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Blocco pensione, la reversibilità viene annullata da novembre | I vedovi devono imparare a cavarsela da soli

Arriva la notizia ufficiale sul blocco delle pensioni, la reversibilità viene annullata a novembre… i vedovi saranno costretti a cavarsela davvero da soli.

Nel corso degli anni si è spesso discusso sulla gestione effettiva dei fondi riservati alle pensioni e anche della pensione di reversibilità.

Precisiamo però cos’è la pensione di reversibilità prima di procedere con la notizia resa nota in queste ultime ore. Nel momento in cui facciamo riferimento a questa pensione, infatti, sappiate che stiamo parlando di un trattamento economico mensile che viene erogato regolarmente dall’INPS e diretto ai familiari di un pensionato deceduto, oppure di un lavoratore assicurato.

Si tratta di una misura economica che garantisce un sostegno nel quotidiano ai familiari, motivo per cui bisogna prestare moltissima attenzione a quanto stabilito dalla legge e ai casi in cui possono venir meno i diritti che garantiscono questo sussidio.

Infatti, la pensione di reversibilità, con varie percentuali a seconda del caso specifico, viene concessa al coniuge o alla persona con la quale si era uniti civilmente, anche dopo separazione o divorzio, ma solo nel caso in cui il coniuge non sia passato a nuove nozze.

Tale sussidio, poi, è concesso ai figli minorenni alla data del decesso, ai figli inabili al lavoro o a carico del genitore, compresi quelli maggiorenni ma ancora studenti non lavoratori entro il limite di età compresa tra i 21 e i 26 anni per chi frequenta l’università.

Caos pensione di reversibilità: annullata da novembre?

Ebbene sì, come abbiamo avuto modo di spiegare precedentemente, ci sono diversi casi in cui è possibile trasferire la pensione di un defunto a un parente diretto. In alcuni casi specifici è possibile persino trasferire la pensione di reversibilità anche a genitori o fratelli minorenni, ma solo quando non vi siano altri eredi diretti e le condizioni fossero a carico del defunto. A ogni modo, le percentuali dell’assegno variano e solitamente un figlio senza coniuge riesce a percepire anche fino al 70% della pensione del padre o della madre defunta.

Vi sono alcuni casi, però, in cui la pensione può rientrare nella prescrizione. Un esempio pratico per capire quanto stiamo dicendo è rappresentato dal caso citato dal sito Brocardi.it, che fa riferimento a una causa che vede come protagonista una donna per la quale è stata richiesta la prescrizione della pensione di reversibilità. Tutto questo ci porta all’ordinanza della Cassazione numero 23.352 del 2025.

Pensione di reversibilità in prescrizione addio – Aquilatv.it (Fonte foto Canva)

Per la pensione di reversibilità è la fine, chiama il tuo avvocato

Con la sentenza depositata il 15 agosto 2025, così come reso noto dal sito indicato, è stata posta l’attenzione sulla pensione di reversibilità. In particolar modo, una donna dichiarata inabile al lavoro con documentazione che attestava il suo stato percepiva la pensione di reversibilità da parte del padre deceduto nel 1990. Numerosi testimoni sono intervenuti per confermare la sua situazione e i requisiti reddituali per garantirle la pensione di reversibilità.

In primo grado, il tribunale accoglieva la domanda della donna, respingendo così l’eccezione di prescrizione sollevata dall’INPS in quanto generica. Successivamente la Corte d’Appello di Catanzaro confermava la decisione dei giudici, ritenendo applicabile il termine decennale di prescrizione introdotto a seguito della domanda amministrativa del 2009 e dell’azione giudiziaria del 2012.

Successivamente, però, l’INPS, ritenendo non idonea tale decisione, ha fatto ricorso in Cassazione, lamentando la mancata individuazione del dies a quo necessario per procedere con la prescrizione. Tenendo conto dei fatti e della documentazione presentata, è stata sollevata un’eccezione di prescrizione che spetta al giudice di merito determinare senza porsi il limite della genericità della deduzione. L’INPS non indica espressamente la data di decorrenza della prescrizione e il giudice è tenuto d’ufficio a valutare la data iniziale a seconda degli elementi e delle condizioni del richiedente. I ratei ormai prescritti non sono più esigibili, ma restano validi quelli ancora nei termini.

Francesca Guglielmino

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