Sabato 3 agosto, alle ore 19, sarà presentata nel centro storico di Castel di Ieri (AQ) la mostra Castel di Ieri: l’Artista nel sistema e il suo tempo, a cui parteciperanno: Angelo Mosca, Michele Tocca, Damiano Colacito, Angelo Sarleti, Alberto Mugnaini, Lorenza Boisi, Marco Bongiorni, Pierluigi Antonucci, Gabriele Picco, Igor Muroni, Luigi Socci, Fausto Di Marco.

La mostra sarà preceduta, alle 17, da un convegno in cui gli amministratori e gli artisti partecipanti dialogheranno con i membri della comunità. Nell’attuale crisi economica e sociale un ripensamento della figura e della posizione dell’artista diventa più che mai auspicabile.
Esaltato all’interno di un meccanismo da star-system, in Italia il ruolo culturale dell’artista ha finito per svuotarsi  progressivamente del suo potenziale di incidenza e di stimolo nei confronti del vivere civile  per autoconfinarsi in una dimensione autoreferenziale limitata a un pubblico di addetti ai lavori. 
Se a livello planetario il sistema dell’arte, pur trovandosi ad estendere il suo ambito alle nazioni economicamente emergenti, sembra riflettere sempre più le scelte di un collezionismo esclusivo ed elitario, a livello nazionale esso non può non subire le conseguenze di una recessione che rispecchia lo sprofondamento dei valori morali, l’eclissi della cultura e il vuoto della politica. Gli artisti italiani hanno visto così ridursi l’indipendenza e la centralità del proprio ruolo, con una conseguente perdita di prestigio e di competitività a livello internazionale.

L’intento di questo incontro, lungi dal voler approntare dichiarazioni di intenti, ricette di sopravvivenza  o precetti di comportamento, è in ultima analisi quello di dare un segnale, di fornire un esempio di riconciliazione tra un modus operandi oggi smarrito e gli impulsi, i suggerimenti e le sfide del nostro tempo presente. Per questo un luogo come Castel di Ieri, un centro minore, in via di spopolamento, messo a dura prova nei secoli da guerre, epidemie e terremoti, con una storia millenaria alle spalle, e tracce di civiltà che rischiano oggi di andare definitivamente perdute, assume un valore simbolico esemplare. Portare qui tutte queste problematiche significa verificare sul campo la tenuta culturale dell’arte contemporanea, che ha qui la possibilità di ricollegarsi alle tracce del passato e di recuperare le stratificazioni delle memoria in una ritrovata empatia tra le insorgenze dell’attualità e i segnali depositati dal tempo. Esiste un valore simbolico più profondo rispetto alla singola presenza delle opere qui realizzate. Piuttosto che imporre o sovrapporre i loro lavori negli spazi pubblici, gli artisti partecipanti, tramite un intervento di tipo mimetico nel tessuto abitativo, cercano piuttosto un dialogo con l’anima del luogo. I lavori eseguiti espressamente in questa occasione e in molti casi realizzati sul posto non valgono tanto in quanto opere esposte da fruire secondo i canoni estetici di ciascuno di noi, ma come risultato di una pratica che cerca di percorrere le traiettorie visive ed emotive che in passato accomunavano la collettività nella  condivisione di valori, simbologie e significati; più che suscitare la nostra critica o approvazione dovranno aiutarci a rintracciare un modo di vedere che la proliferazione di immagini e i bombardamenti mediatici hanno eclissato, con l’obiettivo di avvicinarci il più possibile allo stato d’animo che in epoche lontane gli artisti e gli artigiani condividevano con gli abitanti del luogo.

Anziché rimanere a coltivare una presunta eccezionalità o a vagheggiare un velleitario status divistico, restando inerte di fronte al fenomeno della museificazione e dello sfruttamento dei giacimenti culturali come se fossero pozzi di petrolio, ritrovare una quotidianità attiva e un contatto con la storia e con la sua eredità culturale può essere oggi per l’artista italiano un’occasione di rimettersi in gioco e una scommessa con se stesso.

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Registrazione Tribunale dell’Aquila n.560 del 24/11/2006 – PI 01717150666

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